La qualità del silenzio è al centro di una delle canzoni del nostro prossimo album ‘(dis)amore’, intitolata proprio ‘Silenzio’, traccia #12. Nel testo, due amanti riflettono sui propri silenzi, quelli di ciascuno di loro e quelli che hanno vissuto insieme.
Il silenzio può essere: incantato, carico di tensione, sintomo di solitudine, specchio dell’anima… Pensate alla classica battuta dei film: ‘C’è silenzio. Troppo silenzio…’
La paradossale situazione in cui ciascuno di noi è forzato a vivere in queste settimane suggerisce automaticamente isolamento, solitudine e sì, anche silenzio. Si susseguono accorati appelli, un po’ al senso civico, un po’ alle resilienti forme di resistenza digitali che noi esseri umani possiamo mettere in campo per superare le barriere che stiamo eticamente auto-imponendoci.
Anche noi Perturbazione ci siamo domandati: ‘Cosa possiamo fare? Come possiamo contribuire?’ Non c’è stato molto tempo per riflettere e riuscire a rispondere a noi stessi. Un sottofondo rumoroso e un po’ cacofonico di afflati umanisti si è legato ai pruriti dei social manager e in un attimo il web è riuscito a insediarsi lui dentro al Covid-19, altro che il contrario.
Cosa resta da fare a tutti noi una volta che Jovanotti ha strigliato i ventenni che fanno ancora l’aperitivo? Davvero occorre che anche Tizio, Sempronio e i Perturbazione aggiungano le loro fievoli voci al coro?
Non vorremmo essere fraintesi. Siamo grati a tutti, ma proprio tutti, quelli che stanno facendo del proprio meglio affinché si rafforzino il senso civico, il senso di responsabilità e chissà, forse pure un sesto senso. Sono convinto che presto aderiremo a una delle tante campagne che il mondo dello spettacolo sta lanciando per solidarietà a tutto il mondo sanitario così duramente provato.
Però bisogna stare calmi. Questa cosa non finirà dopodomani. Tra una settimana i pollici vi faranno male quanto la testa. Ci sono lezioni da imparare in questa crisi. Noi perturbati, e così altri milioni di persone, non abbiamo ancora idea di quali siano, queste lezioni. Quindi spiattellarvele qui, sul web, catechizzare il nostro prossimo con le istruzioni per l’uso della crisi, no, non abbiamo nessuna intenzione di farlo.
Vogliamo tempo. Vogliamo silenzio. Vogliamo ascoltare quel silenzio, sentire cosa produce. C’è una differenza elefantiaca tra:
a) scrivere su una lista delle cose che si possono fare quando il Covid-19 vi costringe a casa, postata su Instagram: ‘leggere finalmente “Guerra e pace” di Tolstoj’
b) leggerlo veramente
Leggete Tolstoj. Leggiamo Tolstoj. O il ‘Decameron’. Quel che vi pare.
Telefoniamoci. Un paio di volte al giorno.
Posiamo i telefoni, controlliamoli un paio di volte al giorno. Così i giornali radio.
Troviamo il tempo per annoiarci.
Le giornate in casa con i bambini possono essere infinitamente stancanti, se ciascuno va nella propria direzione. Occorre remare insieme, in questo ritmo di vita storto. Serve del tempo speso bene insieme, giocando, occupandosi della cura domestica, cucinando, facendo insieme cose che prima si facevano da soli, come lo Yoga di Giovanna con Emma e Nino, mentre scrivo queste righe.
Ma serve anche riflettere insieme ai bambini sul bisogno di silenzio, di concentrazione, di spazio per se stessi. In 75 mq con il gatto, è importante. Ma è uguale se i metri sono il triplo, conta pure in un castello.
C’è il mattino, con i compiti da fare e il telelavoro di mamma e papà.
C’è il pranzo da non far slittare troppo dentro al pomeriggio, poi un gioco, o un film, o un libro. La lezione di danza di Emma su Skype. Gli esercizi di batteria di Nino. Trenta minuti per i giochi elettronici o i video tutorial, poi si chiude e saluti. Una passeggiata al parco nel tramonto, o un giro in bici.
Spese (veloci, mi raccomando), pulizie, igiene personale, nonni da videochiamare.
Dove sta il tempo per noi stessi, se a questo ammontare di momenti sottraete quelle ore spese a specchiarvi nelle solitudini altrui, davanti a uno schermo?
C’è una misura esatta in cui ciascuno di noi sa quando sta cazzeggiando al monitor. Non è uguale per tutti, come la quantità di calorie e la capacità di essere empatici. Eppure ciascuno di noi la conosce perfettamente, quella misura. Ma tante volte la ignora…
Non sta a noi venirvi a insegnare come vivere bene, o vivere meno bene, o vivere proprio male. Siamo impegnati a cercare un equilibrio noi stessi e ci manca il tempo e la saggezza necessari. Ecco qua.
Noi vi salutiamo e vi abbracciamo, qui si può farlo, comunicandovi che continueremo a raccontarvi cosa significhi per noi il nuovo album, la cui data di uscita è stata spostata al 24 aprile. Il nostro privato domestico non era al centro della nostra narrazione prima del Covid-19. Non vediamo nessuna ragione per diventare improvvisamente ossessionati dal dover essere intimi ed empatici e ombelicali postandovi istantanee di vita privata. Le nostre canzoni dicono quello che vogliamo dire. A cosa vi occorre il resto?
Sforziamoci di apprezzare il silenzio. Abbracciamolo, ogni tanto.
Dopo, il suono delle nostre voci, pure filtrato da un apparecchio elettronico, sarà molto più prezioso.
Con affetto